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Il mio viaggio come “Narratore Digitale”: un racconto fotografico
Perché mi definisco “Narratore digitale“? Bella domanda. Non è un’etichetta che si sente spesso, vero? La verità è che non amo molto le etichette, neanche nel lavoro. Credo che siano una sorta di recinto da cui poi è difficile uscire, ma questa è solo la mia opinione.
Sin da quando ho iniziato la mia carriera nel campo della fotografia, ho sempre cercato di andare oltre le semplici immagini. Non mi interessava solo catturare un bel tramonto o una scena mozzafiato, ma piuttosto raccontare una storia, una storia che parlasse delle persone, dei loro momenti quotidiani, delle emozioni che attraversano le loro giornate. Ecco perché, dopo oltre 35 anni nel mondo della comunicazione visiva, mi sento a mio agio nel definirmi un narratore digitale.
Le etichette e il loro significato
Cosa rappresentano per me le etichette? Sono classificazioni, come “fotografo”, “blogger”, “videomaker”, e così via. Ma più che definirci, queste etichette ci limitano. Ho lavorato come fotografo professionista per molti anni, ma la mia curiosità mi ha spinto a esplorare nuovi territori. Ho voluto capire cosa si nasconde dietro le immagini, quale fosse il loro vero potere comunicativo. Così, ho iniziato a sviluppare sistemi di comunicazione avanzata e a utilizzare strumenti di analytics per comprendere meglio come le persone interagiscono con le immagini e con i contenuti digitali.
Questa ricerca continua mi ha portato a sviluppare un progetto molto particolare, “famolostrano.org”. Il nome già dice molto: non voglio semplicemente seguire la massa, ma creare qualcosa di unico, che possa avere un impatto duraturo nel tempo. Non vivo per i “mi piace” sui social, preferisco investire il mio tempo nel futuro, sapendo che i frutti del mio lavoro si vedranno nel lungo termine. Questo è ciò che significa per me essere un narratore digitale: non solo creare contenuti, ma costruire storie che possano resistere alla prova del tempo.
Il progetto di narrazione digitale “famolostrano.org”
Se cerchi su Google “Processione di Santa Lucia a Monastir“, noterai che sono presente tra i primi risultati. Questo è il mio obiettivo: non vivere per i social, ma dedicare tempo al futuro. È da questa visione che è nato il mio progetto “famolostrano.org”, che credo sia sulla strada giusta. Mentre molti inseguono i “👍 o ❤️”, io mi dedico al mio blog, sapendo che i risultati si vedranno tra un anno, in occasione della prossima edizione della processione di Santa Lucia a Monastir nel 2025 che cercheranno.
In un mondo in cui tutti osservano Facebook o Instagram, c’è anche chi usa Google per cercare informazioni autentiche e personali, come quelle che condivido. Narro le mie esperienze in modo semplice, comprensibile anche per un bambino di otto anni. Racconto storie vere, storie di persone e luoghi che meritano di essere ricordati. E lo faccio con l’umiltà di chi sa che la vera bellezza risiede nei dettagli quotidiani, non negli effetti speciali o nei filtri patinati.
Perché “Narratore Digitale”?
Ma perché ho scelto questo termine per definirmi, e non “fotografo di strada” o, come molti direbbero, “street photographer“? Semplice: adoro il mio termine e vi spiego il perché. Credo fermamente nella cultura fotografica, ma ho capito che il mio interesse non era più quello di scattare tramonti o cieli stellati, nonostante richiedano una grande tecnica. Ho scavato nel mio vasto archivio fotografico e ho realizzato che le immagini che mi hanno lasciato un segno erano quelle della vita quotidiana. Foto che mi ricordavo perfettamente, come e quando le avevo scattate.
Ho compreso così che mi piace narrare la vita di tutti i giorni, anche se non sempre piace agli altri. Trovo che sia qualcosa di straordinario. Ecco perché il termine “narratore” mi sembra così appropriato. Non voglio solo immortalare un momento, voglio raccontarlo, voglio che chi guarda le mie foto possa sentire le stesse emozioni che ho provato io nel momento dello scatto.
Le mie influenze fotografiche
Per approfondire la mia conoscenza, ho studiato la cultura fotografica e ho trovato ispirazione in fotografi che sento vicini a me, non solo per il loro stile fotografico, ma anche per le loro storie di vita. Mi sono posto domande come analista, cercando di capire perché alcuni fotografi mi colpiscono più di altri.
Ecco un elenco di quelli che considero i maggiori influenti, sia storici che contemporanei, evitando i nomi che sentite spesso:
- William Eggleston: per la sua visione unica della quotidianità.
- Bruce Davidson: per il suo punto di vista e la capacità di offrire una doppia lettura nelle sue foto.
- Josef Koudelka: per la sua straordinaria vita fotografica e la sua visione.
- Sebastião Salgado: per la poesia che trasmette nelle sue immagini e per la sua dedizione alla famiglia.
- Alex Webb: per la sua maestria nel dividere magistralmente le sue foto in geometrie perfette.
Tra i fotografi più giovani e attivi sui social, ce ne sono alcuni che mi hanno particolarmente colpito:
- Maurizio Faraboni: un fotografo di reportage che racconta storie umane con una profondità che va oltre la semplice fotografia.
- Josselin: un fotografo di moda che mi ha colpito per il suo stile unico, i suoi colori e la magia delle sue immagini.
- Robbie Mcintosh: fotografo basato a Napoli, scatta solo in pellicola, catturando persone da vicino con colori davvero interessanti.
- Joe Greer: un fotografo americano che utilizza una Leica M6 e comunica in modo semplice e diretto, raccontando la sua vita e le sue passioni per la famiglia e la corsa.
Ogni fotografo mi ha insegnato qualcosa, dal taglio dell’immagine alla composizione, dal colore al bianco e nero. Hanno tutti una cosa in comune: il desiderio di raccontare e lasciare una traccia di quel momento. E questo desiderio risuona profondamente anche in me. Non mi paragono a nessuno di loro, ma a modo mio voglio raccontare (ecco il termine “Narratore“) e lasciare una traccia online nel mio blog (ecco il termine “digitale“).
Il mio motto come Narratore Digitale
Uno dei miei motti è: “Ogni ricordo inizia con una foto, ma solo se la scatti adesso“. Questo è il mio stimolo per uscire, fotografare e parlare con le persone. In un’epoca digitale in cui si comunica solo tramite smartphone, io amo parlare con la gente, vedere cosa fa e condividere la normalità, anche se non riceve molti “like”. E devo dire che fanno bene, perché il mio lavoro richiede tempo per essere apprezzato.
Tuttavia, dato il numero di visualizzazioni sul mio sito “famolostrano.org”, posso dire che le persone cercano e leggono. Questo mi dà la forza di continuare, di non fermarmi mai. So che sto costruendo qualcosa di significativo, qualcosa che andrà oltre il semplice “like”. Sto creando una storia che potrà essere letta, vista e vissuta anche tra vent’anni. Ed è questo che significa per me essere un narratore digitale.
Come narratore digitale, vi lascio con una frase che è stata e continua ad essere il mio mantra: “La fotografia che vuoi vedere tra vent’anni, la devi fare oggi“.
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Come fotografo, opero spesso in strada e tendenzialmente non richiedo sempre il permesso di fotografare. Credo che chiedere il permesso potrebbe influenzare l'autenticità degli scatti che intendo realizzare. Questo è il mio modo di fotografare, sebbene sia consapevole delle diverse opinioni in merito.
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