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La fotografia è viva, nonostante il calo delle vendite di attrezzature
Se guardiamo ai dati delle vendite di macchine fotografiche, è vero che c’è stato un calo negli ultimi anni. Tuttavia, è importante ricordare che la macchina fotografica non è la fotografia. La fotografia è l’arte di catturare immagini, emozioni e ricordi, e questo aspetto è più vivo che mai.
Basta dare un’occhiata alle foto sul nostro smartphone per rendersene conto: magari non saranno tutte capolavori artistici, ma sono comunque testimonianze preziose dei momenti vissuti.
Le regole della composizione fotografica e la loro evoluzione.
La fotografia è un’arte che si basa su regole di composizione consolidate nel tempo, come la regola dei terzi e la proporzione aurea. Tuttavia, con l’avvento dei social network e la diffusione degli smartphone, queste regole sembrano aver perso importanza in favore della “conversione”, ovvero la capacità di attirare l’attenzione e generare interazioni.
È un approccio che può non piacere a tutti, ma è innegabile che rappresenti la realtà attuale.
La regola dei terzi è una guida compositiva per la fotografia, la pittura e altre forme d’arte che suggerisce di dividere l’immagine in tre parti uguali e di posizionare i punti di interesse lungo queste linee o all’intersezione di esse. Questa regola è stata formalmente descritta per la prima volta nel 1803 da John Thomas Smith, un pittore e critico d’arte inglese, ma è stata utilizzata implicitamente da artisti di molte culture per secoli.
La regola dell’oro, o proporzione aurea, è un rapporto matematico che viene utilizzato in architettura, arte e design per ottenere un equilibrio e una bellezza visiva.
Questa regola si basa sul rapporto aureo, che è stato descritto per la prima volta dagli antichi Greci come una proporzione ideale tra due parti di un oggetto.
La regola dell’oro è stata formalmente descritta per la prima volta da Luca Pacioli, un matematico e frate italiano del Rinascimento, nel suo libro “Divina Proportione” del 1497.
In sintesi, le regole dei terzi e dell’oro o proporzione aurea sono state formalizzate e descritte per la prima volta nel XIX e XV secolo, ma sono state utilizzate implicitamente da artisti e architetti di molte culture per secoli.
L’esempio di William Eggleston e l’importanza dell’arte nella fotografia
Per comprendere meglio l’evoluzione della fotografia e il suo valore artistico, possiamo prendere in considerazione l’esempio di William Eggleston, un fotografo americano considerato un pioniere della fotografia a colori.
Eggleston ha saputo trovare la bellezza e l’arte nei dettagli più quotidiani e banali, trasformando scene ordinarie in opere d’arte affascinanti e potenti.
Il suo approccio innovativo e la sua attenzione alla composizione dimostrano come la fotografia possa essere ancora considerata un’arte, anche in un’epoca dominata dagli smartphone e dai social network.Scopriamo insieme: William Eggleston
William Eggleston è un fotografo americano nato nel 1939, noto per il suo innovativo utilizzo della fotografia a colori.
Eggleston ha avuto un ruolo fondamentale nel far accettare la fotografia a colori come forma d’arte nel mondo della fotografia, che fino ad allora era dominato dalle immagini in bianco e nero.
Nel 1976, Eggleston ha tenuto una mostra chiamata “William Eggleston’s Guide” al Museum of Modern Art (MoMA) di New York. La mostra è stata la prima esposizione di fotografia a colori del MoMA e ha segnato un momento di svolta nella storia della fotografia.
Tuttavia, al momento della mostra, Eggleston ha ricevuto numerose critiche da parte di esperti e appassionati del settore, che ritenevano le sue fotografie a colori come arte “minore” rispetto alla tradizionale fotografia in bianco e nero. Le sue immagini erano spesso raffigurazioni di scene ordinarie e quotidiane, con una forte attenzione ai dettagli e alla composizione.
Col passare del tempo, la percezione delle opere di Eggleston è cambiata radicalmente.
Oggi, è considerato uno dei più importanti fotografi del XX secolo e un pioniere della fotografia a colori. Il suo stile unico e innovativo ha influenzato e ispirato generazioni di fotografi che sono venuti dopo di lui.
Le sue opere sono ora apprezzate per la loro capacità di catturare la bellezza e la poesia nella vita di tutti i giorni, trasformando soggetti comuni in immagini affascinanti e di impatto.Ma non mi fermo qui, ecco un aneddoto interessante sulla vita di William Eggleston
Un giorno, nel 1970, William Eggleston stava guidando con un amico attraverso il Mississippi quando si imbatté in un supermercato. All’improvviso, sentì il bisogno impellente di fotografare l’insegna del negozio. Senza pensarci due volte, Eggleston fermò l’auto, estrasse la sua macchina fotografica e scattò una foto dall’angolo insolito, inquadrando l’insegna in maniera diagonale e includendo i pali del parcheggio e il cielo in lontananza.
Quella fotografia, che in seguito sarebbe stata conosciuta come “Red Ceiling” (Soffitto Rosso), divenne una delle sue opere più famose e iconiche. La foto mostra un soffitto di una stanza dipinto di rosso brillante, con un lampadario e cavi elettrici che attraversano l’immagine. Nonostante la semplicità del soggetto, l’immagine ha un impatto visivo molto forte, grazie all’intenso colore rosso e alla prospettiva insolita.
Questo aneddoto dimostra come Eggleston fosse in grado di vedere la bellezza e l’arte nei dettagli più quotidiani e banali, trasformando scene ordinarie in opere d’arte affascinanti e potenti. La sua abilità nel catturare l’essenza della vita di tutti i giorni e nel presentarla con una prospettiva unica e innovativa è ciò che lo ha reso uno dei fotografi più influenti e ammirati del XX secolo.
La fotografia “famolostrano” e il suo valore come ricordo
Oggi assistiamo a una diffusione massiccia delle cosiddette “fotografie famolostrano”, ovvero scatti realizzati con il telefonino e condivisi sui social network. Pur non essendo necessariamente opere d’arte, queste fotografie hanno comunque un valore inestimabile come ricordo dei momenti vissuti.
Il vero problema, forse, sta nella gestione e nell’archiviazione di queste immagini: come possiamo catalogare e conservare le nostre fotografie in modo da poterle apprezzare anche tra vent’anni?
L’importanza dell’archiviazione e della catalogazione delle fotografie
Una delle sfide più importanti che affrontiamo oggi riguarda la conservazione e l’organizzazione delle nostre fotografie. Con la quantità di immagini che scattiamo quotidianamente con i nostri smartphone, è fondamentale trovare un sistema efficace per archiviare e catalogare le nostre foto. In questo modo, potremo preservare i nostri ricordi e, magari, riscoprire il piacere di stampare le fotografie per conservarle in formato fisico.
La post-produzione e la perdita dell’autenticità nella fotografia
Un altro aspetto critico della fotografia contemporanea riguarda la post-produzione. L’uso eccessivo di filtri e modifiche alle immagini, soprattutto quando si tratta di eliminare elementi ritenuti “disturbanti” o imperfezioni come le rughe, può portare alla perdita dell’autenticità e del valore emotivo delle fotografie. In questo senso, la fotografia rischia di diventare un mero strumento di finzione, piuttosto che un mezzo per catturare e conservare i nostri ricordi.
Conclusione: la fotografia è morta o è ancora viva?
Alla luce di quanto abbiamo esplorato in questo articolo, possiamo concludere che la fotografia non è morta, ma si è evoluta e adattata al contesto attuale. La fotografia, come espressione artistica e strumento per immortalare i nostri ricordi, è più viva che mai. Tuttavia, è importante prestare attenzione agli aspetti legati all’archiviazione, alla catalogazione e all’autenticità delle immagini per preservare il valore intrinseco delle fotografie stesse.
La fotografia è morta o è ancora viva nel vostro cuore? Condividete con noi le vostre opinioni e esperienze!
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