Ritorno di Sant’efisio 2024 a modo mio

Ritorno di Sant’efisio 2024 a modo mio

Capitolo IV: Rientro a Stampace a modo mio

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Ritorno di Sant’efisio 2024 a modo mio, era il 4 maggio 2024, un sabato che prometteva di eternare i festeggiamenti di Sant’Efisio nel cuore pulsante di Cagliari. L’aria era permeata da un senso di attesa reverenziale, mescolato all’euforia contenuta di chi si preparava a festeggiare. Come ogni anno, mi avventurai non solo come spettatore, ma come narratore attraverso l’obiettivo della mia Fujifilm XT5.

Il mio arrivo in via della Playa fu premeditato per le 18:30, un orario strategico che mi permetteva di immergermi pienamente nell’atmosfera prima che la processione raggiungesse il suo culmine. Le strade, solitamente animate dal trambusto quotidiano, si trasformavano in un palcoscenico di tranquillità sacra, dove ogni gesto e ogni sguardo erano impregnati di tradizione.

I figuranti, veri protagonisti di questo atto annuale, si amalgamavano tra sacro e profano. Tra loro, c’era chi sistemava le ultime pieghe di un costume tradizionale, chi condivideva un pasto frugale ma carico di significati, e chi scambiava baci e abbracci, rievocando antichi saluti. Ogni angolo di via della Playa si trasformava in un piccolo teatro di preparativi, un ecosistema a sé stante dove il tempo sembrava sospendersi.

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La ricerca dello scatto perfetto

Non avevo con me il mio zaino—quella sera, la mia attrezzatura si riduceva all’essenziale. La mia amata fotocamera e il 23mm f/1.4 erano tutto ciò di cui avevo bisogno. L’assenza di ulteriori accessori non era una limitazione, ma una liberazione; mi spingeva ad essere più dinamico, a muovermi con agilità tra la folla, a cercare quell’angolazione unica che potesse catturare l’essenza del momento.

Mentre camminavo, riflettevo sulle due nature del fotografo—il pescatore e il cacciatore. Il pescatore attende pazientemente che il soggetto entri nel suo campo visivo, mentre il cacciatore si muove, esplora, insegue la preda fotografica. Quella sera, ero decisamente un cacciatore, tracciando percorsi inesplorati tra la gente, lasciandomi guidare dall’istinto e dalla ricerca di quell’immagine che non solo documentasse, ma raccontasse.

Una galleria di emozioni

Verso la fine della serata, avevo raccolto 29 scatti in bianco e nero, ciascuno un frammento di vita, un sussurro di storie non dette. Ogni fotografia era un invito a soffermarsi, a osservare più a lungo, a scoprire il dettaglio che aveva catturato il mio sguardo in quel preciso istante.

La mia speranza, caro lettore, è che queste immagini possano trasmetterti almeno una frazione dell’emozione che ho provato io quel giorno. Non si trattava solo di immortalare un evento, ma di catturare l’anima di un’antica festa, di conservare un momento di comunione e festività che definisce la comunità di Cagliari e la sua ricca tapestria culturale.

Mentre il capitolo di quella giornata si chiudeva con il rientro di Sant’Efisio, un altro si apriva nelle pagine della mia memoria fotografica, ricco di immagini e di emozioni destinate a resistere al tempo, proprio come le antiche tradizioni che continuano a vivere nelle strade di Stampace.

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Famolostrano, un progetto semplice quando la fotografie se diventa difficile forse non hai trovato il tuo ritmo, che non è nella attrezzatura ma nella tua creatività di osservare

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